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Ungulati: il lupo non influisce sulla salute del bosco

gio 07 mar 2024 10:03 • By: Giulia Colangeli

Il capriolo e il cervo sono in competizione

TRENTO. Dai dati di stima di consistenza elaborati dal Servizio Faunistico e dall’Associazione Cacciatori Trentini è emerso un quadro - aggiornato al 2022 - quantitativamente positivo: gli ungulati abbondano in Val di Non come in Val di Sole.

I numeri, però, non rivelano dettagli in merito alla salute dei singoli esemplari: “La situazione è simile in tutta la Provincia” ha dichiarato Sandro Zambotti, direttore tecnico presso l’Associazione Cacciatori, “All’aumentare della densità e con l’invecchiare della popolazione diminuisce il peso, poiché diminuisce la facilità di reperire il cibo”.

Si tratta di cicli che si avvicendano in modo naturale e che influenzano una o più specie.
Il caso del capriolo è lampante, poiché è una specie che Zambotti ha definito “in flessione” su tutto l’arco alpino e in Europa da anni: “In prima battuta si trova in concorrenza con il cervo, meno esigente dal punto di vista alimentare, e poi subisce le attuali modificazioni ambientali”.

Il capriolo vivrebbe bene nelle radure, in ampi spazi siti ai margini del bosco oggi occupati dai paesi: “Negli anni Ottanta, con l’abbandono della montagna, c’era un ambiente ideale per lui” ha continuato Zambotti. Il presente urbanizzato ha portato il capriolo a spostarsi verso il bosco, trovandosi a condividere il poco spazio a disposizione con altre specie più adatte e adattabili.

Il ruolo del lupo negli squilibri presenti, sempre secondo Zambotti, non è chiaro: “Certo, il lupo tende a predare più il capriolo, ma la sua influenza rimane minima” ha commentato.

Ciò che entra in gioco e si instaura in seguito alla presenza del lupo è ciò che gli esperti definiscono “il paesaggio della paura”: gli animali - in questo caso gli ungulati, ma non solo - tendono a spostarsi e a cambiare abitudini, con le parole di Zambotti “diventano meno percepibili”, sembrano sparire nonostante i numeri parlino chiaro e dimostrino il contrario.

Non c’è carenza di esemplari, né il rischio di una carenza. C’è però competizione tra specie diverse e i nuovi equilibri potranno consolidarsi solo con il tempo, ciclo dopo ciclo.



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