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Siamo di passaggio!

gio 08 ott 2020 • By: Elisa Rita Gelsomino

Educhiamoci a comportamenti virtuosi

Settembre 2020, siamo alle battute finali di un’estate che a inizio primavera potevamo definire senza troppi problemi “fantasma”. Fino al 3 giugno la stagione lavorativa e le vacanze degli italiani erano qualcosa di assolutamente incerto e non scontato. Non ho dati alla mano, tanto meno competenze per parlare di successo o insuccesso turistico, ma posso provare a fare alcune considerazioni sociali e umane. Senza parlare per luoghi comuni, ma valutando il vento mediatico, possiamo pensare di ragionare ad ondate emozionali degli italiani. Siamo passati da una prima fase di totale smarrimento, in cui il lockdown ci ha trasportato in un mondo parallelo, dove tutti eravamo contemporaneamente spettatori e protagonisti di un film post apocalittico, dove uscire di casa era proibito, la percezione del pericolo e la paura ad esso correlata, altissima. Nella seconda ondata emozionale sono venute fuori le frustrazioni e i pseudo diritti che ognuno di noi credeva di avere, rispetto a regole e comportamenti.

Siamo un popolo di scettici, in un’epoca in cui tutto è contestabile e ognuno di noi arroga il diritto di fare quello che vuole e lo stesso contrario, senza alcuna conseguenza, sono nate delle vere e proprie fazioni, di cui oggi fanno parte i “negazionisti” e i “virologi improvvisati”. Nel mezzo, per fortuna, resta chi è dotato di buon senso. Giunti all’estate, tra timori e desideri, dopo il 3 giugno i confini regionali sono stati aperti e gli italiani hanno potuto, in base alle loro possibilità, progettare le tante desiderate ferie. Nella mia piccola esperienza, che si limita al Trentino in cui vivo e alla Sardegna dove ho passato le ferie dalla mia famiglia, posso affermare senza troppi timori, che in linea generale ho visto gente rispettosa, felice e piena di buoni propositi per l’autunno alle porte. Come in tutte le storie complesse, non mancano le difficoltà o i timori per quello che sarà il futuro, dallo scorso febbraio ormai incerto per tutti. Le polemiche non sono di certo mancate, anche a causa di scellerati privi di ragionevolezza che prendono le cose sotto gamba.

Ognuno di noi può avere le proprie opinioni sulle cose, avere più o meno paure indefinite, ma sarebbe molto più semplice, anche in vacanza, non porsi sempre mille quesiti, o sentire il bisogno impellente di distaccarsi dal pensiero comune. Chiunque potrebbe mantenere il proprio onestissimo parere, mantenendo rispetto delle regole e disciplina, tanto nelle quattro mura di casa propria, si è assolutamente liberi di vivere la situazione vigente come meglio si crede, senza urtare la sensibilità delle altre persone e rispettando i diritti di tutti. Nel mio paese quello che ho visto funzionare per la maggiore, è proprio questo, rispetto e disciplina, in un luogo in cui a pochi chilometri, illustri personaggi più o meno noti, incitavano al menefreghismo e al negazionismo, creando non solo danni all’immagine della regione, ma favorendo comportamenti ingiusti nei confronti di altre persone, oltre aver danneggiato in parte le prospettive lavorative settembrine per molti operatori sardi. Con il nostro comportamento, a prescindere ma a maggior ragione se si è personaggi noti, si possono fare molti danni. Non dimentichiamo infatti che i turisti altro non sono che residenti temporanei di una comunità e dunque siamo noi, per primi, che dovremmo essere capaci di dare il buon esempio per aspettarci altrettanto da chi viene a trascorrere nei nostri luoghi un periodo di vacanza. Questo vale in questo tempo strano e complicato di pandemia, ma vale in assoluto anche in relazione ad altre tematiche altrettanto importanti, come, ad esempio, il rispetto e la tutela dell’ambiente. La prospettiva necessaria di “educare” il turista a comportamenti virtuosi deve passare attraverso la sensibilizzazione e la responsabilizzazione della comunità residente. Ancora una volta, come spesso mi piace specificare, il tema è la relazione, mio marito mi ha insegnato come in modo curioso e significativo, nella nostra lingua, la parola “ospite” identifichi sia chi ospita sia chi viene ospitato. Allora mi chiedo, se in momenti e tempi diversi, costui, in fondo, non sia sempre la stessa persona? Siamo noi ospiti che ci muoviamo in uno spazio e in un luogo che non ci appartengono, ma che dovremmo condividere tra noi, prima di tutto nel rispetto del dono che ci è stato concesso di poterne godere, perché semplicemente, siamo tutti di passaggio!


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