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Rosanna Chilovi, un talento generazionale

gio 12 nov 2020 • By: Moira Barbacovi

Il suo è il racconto di una comunità ricca di valori specifici

Il viaggio alla scoperta dei talenti dell’Anaunia parte dal testo “Vivere ai piedi di Castel Thun”, di Rosanna Chilovi. Ci invita a un salto nel tempo, a risentire il fragore delle carrozze dei Conti, il riecheggiare delle voci dei contadini che coltivavano le terre, vedere le donne e gli uomini rientrare nelle case dai servizi al Castello, incontrare un grappolo di bimbi che giocavano nella piazza del paese, oppure tornavano da scuola o andavano insieme a raccogliere i fiori nei campi per farne dono alle madri: erano i figli della comunità. Una comunità dinamica, intrisa di valori specifici.

Rosanna narra uno spaccato di vita della seconda metà del Novecento, a Nosino, maso ai piedi di Castel Thun. Lo fa con passione e senso di preziosità della memoria; nel racconto traspaiono i valori principali di una “storia irripetibile”. È animata da un sentimento etico nel tramandare storie e tradizioni, consapevole dell’importanza che ha la conoscenza delle radici. Rosanna ha dedicato la vita a tale vocazione: con il figlio, gli amati nipoti e come docente appassionata di storia.

Scopriamo i preziosi valori durante l’intervista condotta nella sua casa. In un pomeriggio d’autunno, sedute in poltrona nell’accogliente salotto, il camino alle sue spalle, ammiravo Rosanna raccontare. Le ampie vetrate sulle Maddalene e sul Peller lasciavano filtrare una calda luce che le illuminava il viso. In quella stanza sono racchiusi alcuni dei principali elementi della nostra terra: la natura, il paesaggio, l’amore per la cultura e le tradizioni.

Ho vissuto un momento di scoperta di un passato ricco che dà nutrimento al nostro futuro!

Da dove nasce l’idea del libro?

Ognuno è il dono di chi è già vissuto. Portiamo in noi le generazioni che ci hanno preceduto. Scrivo la storia dei vissuti perché i figli e i nipoti possano leggere e conoscere ciò che è stato in un’ottica di amore, di conservazione dei principi, dei valori, del bene assoluto. L’idea del libro nasce per lasciare una memoria di famiglia e di piccola comunità.

Dove avevano origine tali valori?

Erano insiti nel tessuto sociale, conservati e tramandati, quasi non dichiarati. I principi fondanti erano chiari e spontaneamente interiorizzati. I bambini crescevano con questi valori e perfino la piazza era educativa. Gli adulti sentivano la responsabilità di costruire un patrimonio interiore con una serietà di fondo che portava a discernere il bene dal male. Il messaggio era chiaro, la severità coerente. Ciò nonostante, la gioia pervadeva i bambini e in tutti albergava un senso di serenità costruita non sulla ricchezza materiale, ma sulla speranza.

Quanta consapevolezza della loro preziosità!

Sì, a monte c’era il principio che doveva essere salvato, e nella sua cura non venivano trascurate nemmeno le azioni minime.

Com’era la vita nel Maso?

Una vita semplice, senza superfluo, con tutto il necessario. Le famiglie formavano le qualità che permettevano di crescere e ognuno coltivava il proprio progetto di vita.

L’esistenza era legata al ritmo delle stagioni e per alcuni aspetti al Castello. Era una situazione non particolarmente florida, nella quale ci si impegnava per stare meglio. Nell’aumento del benessere, così come nelle difficoltà, i valori erano sempre al centro.

Com’erano i rapporti con l’esterno?

Tante erano le relazioni con i paesi limitrofi. Se arrivavano persone estranee, “i furesti”, non c’era chiusura, bensì desiderio di conoscenza. Nella mia famiglia esisteva una certa apertura mentale, la quale ci ha permesso di crescere con il desiderio di sapere e di conoscere il mondo.

Nel proseguo del dialogo con Rosanna emergono altri importanti valori: la solidarietà agita, l’aiuto reciproco che preserva la dignità; il legame rispettoso con la terra e con i suoi frutti; il non scollamento tra il progressivo benessere materiale e i valori caratterizzanti quella società.

Questa coinvolgente intervista descrive un affresco di quotidianità in una terra specifica e unica della Val di Non. Si evince come la vita buona risieda nei valori e nelle relazioni costruttive, fonte primaria per lo sviluppo del talento individuale e generazionale. E’ quel talento che si tramanda vivendo con la consapevolezza del primato dell’essere sull’avere.

Al prossimo appuntamento … con l’auspicio di Rosanna!

Se una piccola comunità conserva i propri valori e tante comunità riescono a farlo, anche un popolo attribuisce a se stesso la propria identità e la sa tramandare.


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