dom 24 gen 2021 10:01 • By: Renato Pellegrini
La politica si mostra sorda alle preoccupazioni generate dalla situazione sanitaria
Una cosa mi pare importante più di ogni altra nella vita: saper
ascoltare. Oggi è arte dimenticata, perché tutti pensano di conoscere tutto
e quindi di non dover perdere tempo nell"ascoltare. L"altro, si pensa con
troppa frequenza, deve essere riempito del mio sapere e di ciò che pare
giusto e importante a me. Anche i cristiani hanno smesso da un po" di tempo
di credere che ascoltare l"altro, ascoltare la coscienza sia ascoltare Dio. Eppure
questa è la strada che ogni uomo e ogni donna dovrebbero percorrere per vivere
in pienezza, per diventare relazione profonda e attesa di qualcosa di nuovo.
Anche solo immaginare che qualcuno ascolti, diventa un motivo per superare il
senso di solitudine, che talvolta si prova, e motivo di tranquillità .
Nella Bibbia la voce di Dio può essere una voce tenue come una brezza leggera: non mette paura, ma incoraggia, dona speranza e fa tornare a vivere. Ma può essere anche «vento impetuoso che invade la stanza» dove erano riuniti gli apostoli: è in questo caso una voce per riprendere coraggio, per indicare e annunciare a tutti il senso nuovo della storia.
È voce che scuote. Per sentire la parola di Dio occorre aprire l"orecchio e il cuore, non essere sopraffatti da impegni che tolgono il respiro, amare le passeggiate magari senza una meta precisa per incontrare le persone più diverse, giovani o avanti negli anni, gente che lavora e che talvolta nemmeno si conosce. È questo il momento in cui ascoltare, il momento in cui imparare.
Più volte mi passa nella mente una domanda: cosa ho ascoltato, in questo anno segnato dalla pandemia? Che la gente ha paura, non sa come comportarsi, che è disorientata. Questo tempo presente segnata dalla clausura per il contenimento del contagio, dalla impossibilità di incontri, dalla povertà possibile in un futuro non troppo lontano, da troppe incertezze è portatore di paura. Paura anche che non sia possibile tornare a vivere liberi da questo incubo. È un tempo dove non si può viaggiare, è avaro di feste, un tempo non abitabile. Prima c"era vita e futuro, adesso c"è un punto di domanda da cui traspare la speranza di un ritorno al passato. Passano giorni e mesi, che paiono tolti alla vita, preziosi soprattutto per chi, anziano, li vede scivolare verso un vuoto difficile da riempire. Manca un orizzonte verso cui camminare, e ciò aumenta la paura, il senso di impotenza e anche di rabbia. È palpabile il disorientamento dovuto a una certa confusione circa la pandemia; aumentato anche da politici che, pur in presenza di una strage quotidiana, continuano a mostrarsi arroganti e irresponsabili, senza nessuno sforzo per cercare e perseguire il bene comune. Sembrano vivere in un mondo altro, dove non c"è nessuna drammatica crisi sanitaria, economica e sociale. Usano belle parole, toni altisonanti. E la gente è sempre più disorientata. Lo fa capire esprimendosi con rabbia, «quasi sognando un"insurrezione che travolga questi imprenditori del nulla e dello sfacelo della polis», come ebbe a scrivere Enzo Bianchi non molti giorni fa. Quanti uomini, quante donne, quanti giovani e quanti anziani dicono o lasciano capire che non ce la fanno più! Ma perché non si è capaci di ascoltare questo grido?