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Cambiamento d'epoca e parola di Dio

dom 04 feb 2024 12:02 • By: Renato Pellegrini

In futuro molti convincimenti attuali cadranno e sopraggiungeranno nuove visioni

Ci stiamo muovendo piuttosto velocemente verso un’epoca nuova, diversa, nella quale molti convincimenti attuali cadranno, si apriranno nuove visioni, lo stesso modo di credere e di vivere nella chiesa subirà mutamenti piuttosto importanti. Avvertiamo già la crisi presente. Qualcuno si scoraggia, non vede alcuna luce all’orizzonte e dunque pensa che ormai non rimane altro da fare che attendere. In realtà la Chiesa ha passato momenti peggiori di questo, ma la forza del Vangelo, come un fiume sotterraneo, a un certo punto è tornata ad emergere. Abbiamo esempi di donne e uomini meravigliosi grazie ai quali si è potuto ricominciare a sperare. 
Oggi prevale certamente l’incertezza o addirittura il buio più profondo: le due istituzioni di formazione culturale degli italiani, la Chiesa cattolica e la scuola pubblica sono incapaci di offrire alle nuove generazioni persino l’abc della storia sacra, della conoscenza biblica, della storia delle altre religioni. E così aumenta velocemente il numero di coloro che della Bibbia non hanno la minima conoscenza. Guardiamo ai dati. «Nemmeno un italiano su tre sa citare correttamente gli evangelisti o riesce a mettere nel giusto ordine cronologico Abramo, Mosè, Gesù e Mohammed (Maometto), meno di uno su quattro sa indicare le virtù teologali e appena uno su cento conosce tutti e dieci i comandamenti». (L’analfabetismo biblico e religioso. Una questione sociale. A cura di Brunetto Salvarani) Si potrebbe continuare ancora a lungo, ma forse è bene troncare qui l’analisi dei dati per carità di patria. Lutero, nei suoi Discorsi a tavola, aveva affermato che «in Italia la S. Scrittura è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia». In verità oggi questa affermazione non trova più riscontro nella realtà. Il libro sacro è presente in molte famiglie e talvolta è anche sfogliato. La catechesi è alimentata dalla conoscenza biblica, anche se in un modo ancora non del tutto compiuto. Il problema è però che la catechesi è frequentata soltanto da bambini, i quali vivono poi una realtà che smentisce grandemente quanto hanno cercato di imparare dalle parole di Gesù.

Graziadei maggio

Giustamente Armando Matteo, in modo preoccupato, prevede che continuando di questo passo il cristianesimo rischia di scomparire. Pochi si preoccupano di questo. I più nemmeno se ne rendono conto e si continua come se fossimo ancora in una società cristiana. Alle nuove generazioni, però, il Vangelo non è più trasmesso troppo spesso nemmeno nelle famiglie credenti. Di fronte a un’affermazione di Gesù, un genitore al figlio che lo interrogava ha risposto: «Da bambino anch’io credevo a queste cose…». Come dire che tutti crediamo alle favole, ma poi fortunatamente, crescendo, sappiamo andare oltre. Così scriveva ironicamente Paul Claudel: continuiamo a dimostrare «un grande rispetto per la Bibbia e lo attestiamo standone il più lontano possibile». 
Torna urgente per ogni cristiano comprendere il testo biblico attraverso l’esegesi e l’interpretazione. La Bibbia è parola di Dio espressa in parole umane. È attraverso le vicende umane, le bellezze e le miserie, che si può comprendere Dio e il suo agire. Non è una parola dettata da Dio, per cui è necessario evitare una lettura letterale e un’«allegoria spiritualeggiante» (G. Ravasi) se si vuol coglierne il messaggio genuino e fare in modo che la Parola diventi «lampada per i passi e luce sul cammino» (Salmi 119, 105). C’è anche un aspetto culturale da tener presente, che può interessare credenti e non credenti. Lo mette in evidenza, ad esempio, U. Galimberti, quando spiega che non è possibile comprendere l’arte senza sapere cos’è l’ascensione o la resurrezione, senza conoscere i riferimenti biblici di moltissime opere che si possono ammirare. Ricordo un articolo di Francesco Alberoni che già qualche decennio fa annotava come stesse crescendo l’ignoranza religiosa e forse anche il disinteresse tra i giovani. Ogni anno diminuiscono gli studenti che si iscrivono all’ora di religione a scuola. E quasi certamente è l’ultima occasione per cui è per loro possibile venire a contatto con un discorso esplicito e articolato con le fedi e le religioni. Persino Nietzsche, pensatore ostile all’eredità ebraico-cristiana, ebbe a scrivere che «tra quello che noi proviamo alla lettura di Pindaro o di Petrarca e quello che noi sentiamo leggendo i Salmi c’è la stessa differenza tra la terra straniera e la patria». E un artista ebreo che ha sempre fatto riferimento alla Bibbia, come Marc Chagall, poteva concludere: «I pittori per secoli hanno attinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato della speranza che è la Bibbia». 
A questo punto ci potremmo chiedere come mai il nostro tempo abbia abbandonato questa strada. Non c’è dubbio infatti che oggi avvertiamo una frattura e un distacco da una tradizione religiosa data come ovvia. «ricevuta passivamente per autorità e creduta con ingenuità senza porsi problemi circa l’esperienza personale della sua verità o della sua fondatezza». (Giovanni Ferretti: Spiritualità cristiana nel mondo moderno) Non ci si è interrogati sulle cose, non si sono sollevati dubbi su ciò che era dato per scontato e si è poco dialogato con altre culture per cercare insieme la verità. Una certa spiritualità ha mortificato e forse mortifica ancora la vita vedendone la piena realizzazione solo nell’aldilà. Non senza ragione oggi la si vede non degna dell’uomo. E dunque che fare? Ci rifletto per il nostro prossimo incontro.


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