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Dire Dio è ancora possibile?

dom 11 feb 2024 09:02 • By: Renato Pellegrini

La riflessione domenicale e un nome che spesso suona 'straniero'

Oggi dire Dio suona spesso come pronunciare un nome straniero. Più che il Dio del Vangelo, immagino il Dio per me, quello che mi dà ragione, quello che sta nell’alto dei cieli e tace. È un Dio muto, che non ha mai parlato e ancor meno sa comunicare. Il Vangelo è vero solo in quella parte che non mi contraddice. E dunque è meglio pensare al mio Dio, che si contrappone al Dio di un altro.

Ma, bisogna chiedersi, si può parlare di Dio, si può dire qualcosa su di Lui? Qualcosa di assolutamente sicuro che non può essere contraddetto? Sono sempre stato convinto che sono molto più le cose che su Dio non conosciamo che di quelle che sappiamo. Una delle affermazioni più astratte per riferirsi a Dio, all’ Assoluto, è quella della scuola indu “vedanta advaita”, secondo la quale Lui è «Essere – Coscienza – Beatitudine». Affermazioni interessanti, ma che non fanno incontrare con nessun dio. Dio rimane una definizione. Non c’è possibilità di un rapporto personale. Di colloquiare; non hai un Tu dall’altra parte.

Pensiamo che Galileo, Darwin, Freud e Einstein abbiano sepolto questa immagine di Dio, per cui non è più possibile considerarlo come una persona con cui dialogare, da interrogare e da cui ricevere una qualche risposta.

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Quindi, verrebbe da dire, è del tutto inutile pregare.

Dio, come c’è scritto nella Bibbia (sono parole del profeta Elia ai sacerdoti di Baal) potrebbe non sentire o essere troppo occupato nei suoi cieli. E in questo caso sarebbero false le parole di Gesù: «Chiedete e vi sarà dato» (Mt 7,7). E suonerebbero come una presa in giro anche altre parole: «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno, prima ancora che gliele chiediate». (Mt 6,8)

Ma allora perché non interviene per fermare la guerra in Ucraina e a Gaza? A simili domande generalmente si risponde che non interviene perché rispetta la nostra libertà, le nostre scelte. Sarà, ma io sento vicino il Dio che certo non risolve i miei problemi, ma che mi inquieta, mi interroga, mi spinge a cercare qualche soluzione. E lo fa con la sua Parola, col Vangelo. Quello che devo fare è leggere quella parola, meditarla, lasciare che penetri nelle mie ossa e mi trasformi in vita nuova. Dio è energia che fa vivere il mondo, ma è ancor più amore che invita ad amare senza paura e senza confini. Si rivela nell’uomo che più che «perfezione decaduta è povertà in via di compimento». (Paolo Squizzato).

Con Carlo Molari, il teologo coraggioso che in tutti i suoi giorni ha saputo guardare e creare possibilità di futuro, non credo nel Dio della pura ragione, non merita la mia fede. Ma non posso credere nemmeno «nel Dio che opera nella creazione e nella storia intervenendo, modificando le situazioni, completando le creature, rimettendo in funzione i meccanismi della creazione quando si inceppano».

L’azione di Dio non si sostituisce mai alle creature! Non credo nel Dio che punisce i peccati, che manda castighi e pandemie perché l’uomo si ravveda. E nemmeno nel Dio che cambia atteggiamento per la preghiera degli uomini. La preghiera ha sicuramente un grande valore «perché mette in moto in noi dinamiche di cambiamento; siamo noi che dobbiamo cambiare, non Dio. Non credo a un Dio che parla all’uomo con parole umane, perché Dio abita il silenzio. E la parola di Dio va cercata sempre oltre le parole umane. Come si può vedere sono molte le cose che mi fanno guardare a un Dio diverso da quello che spesso ci raffiguriamo. E molte altre ancora potrei elencarne. Dio è mistero e rimane mistero. Sono però affascinato da quell’immagine di Teilhard de Chardin secondo cui l’universo intero si sta dirigendo verso il Punto Omega, che è Cristo. Ma come scrive Luigi Sandri, «questa è una speranza, ovviamente, non una certezza».  



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