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Decidere come vivere e come morire

dom 18 feb 2024 11:02 • By: Renato Pellegrini

Come affrontare il fine vita?

La prima domenica di febbraio, a partire dal 1979, viene celebrata in Italia la giornata per la vita, una decisione presa su iniziativa della Commissione famiglia della Cei. Il motivo fu l’imminente approvazione della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, ritenuta da molti cattolici una legge scellerata e definita «legge integralmente iniqua».

Gli Italiani, però, non la pensavano così, e lo dimostrarono con il referendum del 17 maggio 1981, quando decisero di non abrogare la legge. Il 68% votò infatti per mantenere il diritto all’aborto quando si verificassero alcune gravi condizioni in grado di mettere in pericolo la vita della madre o di procurare gravi malformazioni per il nascituro. Si pensò dunque che rimaneva la coscienza come ultima difesa della vita. E la Chiesa, creando questa giornata, proponeva uno spazio di riflessione, invitando tutti, ma particolarmente i credenti, ad affermare il valore intangibile della vita. La Giornata vorrebbe essere anche l’occasione per mobilitare l’intera comunità cristiana e civile per rafforzare il sostegno al volontariato per la vita. Molti ricorderanno che anche nelle nostre parrocchie si creavano iniziative atte a raggiungere questo scopo; una di queste consisteva nel vendere le primule, il cui ricavato andava interamente devoluto al Movimento per la vita e altre associazioni/gruppi che intendevano perseguire lo stesso scopo.

Il tempo che passa ha fatto cadere molte di queste iniziative, forse anche perché è mutato il modo di guardare e intendere tutto il problema riguardante l’interruzione volontaria della maternità. La sensibilità riguardo a questo problema, (teniamolo ben presente) è mutata più volte nella storia. Soffermiamoci un attimo soltanto alla seconda parte del ‘900. Molti valori tradizionali, legati alla famiglia o alla religione persero parte della loro importanza, mentre la società sperimentava un cambiamento radicale, che comprendeva anche una rivoluzione dei comportamenti sessuali. Il movimento femminista ha poi dato un’ulteriore accelerazione al processo che avrebbe portato all’approvazione della legge 194.

Graziadei maggio

I vescovi, in un documento del 1975 ribadivano la loro preoccupazione «per la mentalità abortista» che si andava diffondendo e per «talune delle motivazioni che frequentemente vengono portate come tentativi di giustificazione dell'aborto procurato». E indicavano quindi quella mentalità che portava facilmente a compiere una scelta di questo genere: si tratta «di una società e di una cultura che tende ad esaltare la libera decisione dell'uomo come valore assoluto e autonomo; a riporre nel benessere economico e nel piacere l'ideale della propria esistenza, perseguendolo anche col sacrificio della vita altrui; a progettare e a costruire la propria storia, negando valore assoluto alla legge morale e ritenendo superfluo o addirittura insignificante il riferimento a Dio». L’aborto resta ancora per la Chiesa un peccato grave, ma soprattutto Papa Francesco, considerando il dramma umano che comporta, spalanca le porte della misericordia, perché non c’è nessun peccato che Dio non perdoni. L’annuncio in ogni Giornata per la vita è centrato sempre sul riconoscere «il valore di ogni essere umano, vale a dire la sua incomparabile dignità, la sua preziosità, perciò sempre persona e soggetto». (Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano) Per ogni credente, educato ai valori del Vangelo, diventa fondamentale lo sguardo sul più inerme, povero, insignificante degli esseri umani per poter illuminare ogni esistenza «e renderla capace di scoprire, in ogni situazione, la sorprendente forza della vita».

C’è oggi un altro problema che la società è chiamata ad affrontare e possibilmente risolvere: si tratta del fine-vita. Vi sono coinvolte principalmente persone che soffrono tremendamente, che non hanno nessuna speranza di guarigione, per le quali la vita ha perso ogni dignità. Tra loro c’è chi chiede di essere aiutate a morire. I politici, almeno in Italia, tentennano, nonostante i ripetuti inviti della Corte costituzionale a legiferare in tal senso. I vescovi suggeriscono che è meglio trovare ogni modo per lenire il dolore piuttosto che cercare la morte. Vito Mancuso, in un’intervista, dimostra di avere sull’argomento idee chiare, che mettono in difficoltà i cattolici: «Io credo che uno Stato debba garantire di vivere in libertà anche l'ultimo momento della vita, che è la morte. In questa libertà sta la sacralità della vita stessa. Se essere cattolico significa negare questa libertà, se significa solo obbedienza al magistero, allora io sono credente, ma non sono più cattolico." E spiega: "La morte è l'ultima pagina del libro della nostra esistenza perché non dovremmo consentire a ognuno di viverlo come crede? O dobbiamo costringere le persone a buttarsi dal balcone, come ha fatto Mario Monicelli? Non tutti ne hanno il coraggio".

Ho visto il dolore di tante persone. E posso dire che mi sono sentito spaccare il cuore. Forse in quei momenti era la mia commozione, il mio com-patire a non farmi vedere bene, ma mi pareva che i loro occhi invocassero pietà, chiedessero di trovare pace nella morte. La sofferenza va sopportata e combattuta. La forza meravigliosa della vita può forse insegnarci che affidarci a Dio è sempre motivo di speranza, consolazione, di pace con se stessi, pur senza scavalcare i problemi del mondo. «La fede vera in Gesù rende l’uomo veramente umano, in quanto lo persuade ad aprirsi radicalmente all’altro, a chi ha bisogno di lui, al prossimo». (Hans Kueng, Essere cristiani, pag. 815. Ed. Rizzoli) E nell’incontro con la morte, nei momenti di grandissimo dolore, dovremmo rassegnarci a credere che quella condizione, che una vita in stato vegetativo sia la volontà di Dio? Davvero decidere la propria morte, si chiede qualcuno, è poco cristiano? Davvero la spaventosa morte di Gesù in croce va adottata a pretesto per rifiutare ciò che oggi è possibile, ossia decidere sotto la propria responsabilità come e quando morire?

 



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