mar 12 mar 2024 11:03 • Dalla redazione
Una approfondita riflessione sulla situazione del comparto alla FEM nell’ambito del convegno organizzato con FPA e Concast Trentingrana
SAN MICHELE. Sono molteplici le funzioni svolte dalla zootecnia di montagna attraverso le attività condotte ogni giorno dagli allevatori: produzioni casearie di pregio, tutela e valorizzazione dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio, del turismo e delle loro peculiarità storiche e culturali.
Nella sua attività quotidiana l’allevatore deve però fare sempre più i conti
con costi di produzione elevati, soprattutto legati al trasporto del latte e
all’acquisto dei mangimi, vincoli normativi molto restrittivi, problemi di
ricambio generazionale. In Trentino, però, c’è una classe di giovani allevatori
che si sta facendo strada ed è pronta ad affrontare le sfide di questo settore.
Con l’aiuto anche delle istituzioni locali, tra cui la Provincia autonoma di
Trento e la FEM, che si impegna ad intensificare il supporto al settore con le
attività di formazione, trasferimento tecnologico e ricerca.
È il messaggio scaturito dal convegno dedicato alla zootecnia di montagna
organizzato a San Michele da Fondazione Edmund Mach in stretta collaborazione
con la Federazione provinciale allevatori di Trento e Concast Trentingrana,
alla presenza di oltre 150 allevatori; un evento che si inserisce nell’ambito
delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’istituzione dell’Istituto Agrario
nel 1874.
L’evento, patrocinato da Provincia Autonoma di Trento ed Euregio, ha visto partecipare l'onorevole europeo Herbert Dorfmann e l'assessora provinciale all’agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, difesa idrogeologica e enti locali, Giulia Zanotelli. Con la moderazione di Giorgio Setti, giornalista delle Edagricole, sono intervenuti i presidenti Mirco Maria Franco Cattani di FEM, Giacomo Broch di Fpa, Stefano Albasini di Concast Trentingrana, il consigliere di amministrazione di FEM, Claudio Valorz, il dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico Maurizio Bottura, il prof. Giulio Cozzi dell'Università di Padova, la prof. Marta Villa dell'Università di Trento.
È seguita da una tavola rotonda con i rappresentanti del comparto zootecnico per discutere delle criticità e delle opportunità di crescita del settore zootecnico.
“La zootecnia ha in questa terra tradizione e
caratteristiche oggi profondamente attuali e utili per enfatizzarne i tratti
salienti, contribuendo nel contempo al suo sviluppo armonico ed alla
preservazione dell'ambiente - ha sottolineato in apertura il Presidente FEM
Mirco Maria Franco Cattani. E' quindi importante per la Fondazione, coinvolgere
direttamente gli operatori del comparto al fine di accoglierne i temi più
condivisi, le richieste più importanti, al fine di intervenire, nell'ambito
delle proprie competenze, a loro supporto, contribuendo a innovare e offrire
prospettive di sviluppo e miglioramento a questo importante settore dalle ampie
potenzialità”.
Il convegno ha portato aggiornamenti e spunti di riflessione sulla
sostenibilità dei sistemi zootecnici montani presentando il ruolo che la
Fondazione Mach ricopre da molti anni a supporto degli allevatori trentini.
“Oggi è un momento importante di confronto per il comparto zootecnico - ha
evidenziato l’assessore Giulia Zanotelli-. La Provincia autonoma di Trento,
come già fatto in passato, lavorerà insieme agli allevatori per strutturare una
strategia di prospettiva, partendo da un documento che proprio la stessa PAT
aveva commissionato nella scorsa legislatura e che andava ad individuare
insieme alla Fondazione Mach i punti centrali su cui lavorare. Un documento che
è già stato sottoposto all'attenzione dei rappresentanti del comparto e che
dobbiamo riprendere in mano per valutare insieme come meglio procedere per
valorizzare la zootecnia di montagna e per tutelare le nostre aziende".
Herbert Dorfmann, Deputato Parlamento europeo, ha evidenziato come la Politica
Agricola Comune rimanga l’elemento più importante a disposizione dell’Unione
europea per sostenere la zootecnia di montagna, parlando di sostenibilità
economica, sociale e ambientale e di ricambio generazionale. “Per dare un
futuro a questo settore bisogna far sì che vi sia una chiara differenza di sostegno
tra la pianura e le zone più avvantaggiate rispetto alle zone più svantaggiate
come la montagna”.
Giulio Cozzi dell’Università di Padova ha parlato del
ruolo di “sentinella ambientale” dell’allevatore/pastore di montagna in grado
di controllare e contenere la manifestazione di fenomeni di dissesto ambientale
e di degrado del paesaggio. “Quando la stalla o la malga chiudono in quanto
scarsamente remunerative o a causa dei difficili standard di vita imposti
dall’attività zootecnica, la montagna “muore”: una zootecnia vitale in montagna
oggi, deve risultare sostenibile fondandosi su positive evidenze economiche,
etiche e ambientali”. Maurizio Bottura ha evidenziato il ruolo della FEM
supporto del comparto, dalla formazione delle nuove generazioni all’impegno
della ricerca con gli studi sull’Innovazione relativi alla tipicità dei
prodotti caseari, lo studio genetico delle razze locali e sulla qualità del
latte mediante piani di miglioramento del problema mastite per arrivare al
supporto diretto alle aziende, con le competenze orientate alla valorizzazione
delle produzioni foraggere e al riutilizzo delle deiezioni zootecniche, stimolo
ad un maggior sviluppo in termini di economia circolare.
Il ruolo paesaggistico, territoriale e culturale del settore zootecnico in
ambito montano è stato evidenziato dell'antropologia Marta Villa,
dell’Università degli Studi di Trento, che ha presentato alcuni dei dati
desunti da una ricerca qualitativa ed etnografica decennale conclusa lo scorso
anno sul territorio trentino e in particolare la relazione tra pascolo,
alpeggio e razze autoctone, e i prodotti lattiero-caseari lavorati.
Infine, la tavola rotonda con l’assessore Giulia Zanotelli, Claudio Valorz,
Consigliere di amministrazione FEM, i presidenti Fpa e Concast Giacomo Broch, e
Stefano Albasini.
“In Trentino ci sono 18000 vacche da latte e 638 aziende professionali - ha
spiegato Giacomo Broch. Sono numeri importanti di un comparto che deve guardare
al futuro con fiducia. Possiamo contare su tanti giovani appassionati e pronti
a dare il proprio contributo e noi vogliamo credere e soprattutto investire
nelle future generazioni. ll settore zootecnico è fondamentale per il
mantenimento della vita in montagna, pertanto il lavoro dell'allevatore va
valorizzato e supportato. "Buona parte dei giovani che poi intraprendono
l'attività di allevatori si formano a S.Michele e per questo la Fondazione Mach
ha una grande responsabilità - ha aggiunto Claudio Valorz-. È pertanto
fondamentale che i programmi di studio siano tarati su un modello di zootecnia
alpina, che eventuali stage o esperienze scuola-lavoro siano fatti
prevalentemente in aziende di montagna e che ai ragazzi vengano illustrati bene
il valore ed il peso economico del sistema cooperativo, il modello economico
che da noi si è dimostrato vincente per superare gli svantaggi derivanti dal
lavorare in montagna. In Trentino abbiamo bisogno di bravi allevatori, fedeli
alle loro cooperative, disponibili e professionalmente preparati per
amministrarle".
Stefano Albasini ha evidenziato che tutti gli attori della filiera zootecnica di montagna sono favorevoli alla sostenibilità ambientale e non potrebbe essere altrimenti, visto il grande legame che esiste tra allevamenti e territorio. “La cura di quest’ultimo è da sempre affidata agli allevatori, i giardinieri delle Alpi, che lo custodiscono e vivono in simbiosi con esso. La sostenibilità deve però essere anche economica, per evitare l’abbandono dei territori più difficili e meno favorevoli”.