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Dal boom economico alla crisi sanitaria attuale

gio 22 apr 2021 • By: Nora Lonardi

La ricerca e la progettualità su disagio e fragilità sociale. Il percorso della valle

Nel lontano 1993, nel corso di svolgimento delle analisi preparatorie al Programma di sviluppo comprensoriale della Valle di Sole, ebbi modo fra l'altro di collaborare alla ricerca sociologica “Strutture e dinamiche sociali della Val di Sole”. Si trattava di un primo studio esplorativo finalizzato a individuare tematiche, criticità e risorse, con l'obiettivo di fornire indicazioni progettuali nell'ambito della pianificazione dei servizi. Attraverso la ricerca emersero con evidenza gli esiti di uno sviluppo economico iniziato sul finire degli anni '60 (boom turistico), quando la valle andò incontro a un rapido processo di trasformazione che ne stravolse completamente la basi economiche, sociali e culturali. Una trasformazione sicuramente foriera di benessere materiale, ma talmente repentina da tracciare, anziché un percorso di continuità e di crescita anche culturale, quasi una netta linea di demarcazione fra pratiche quotidiane, relazioni e valori di tipo tradizionale/pauperistico, e “modernizzazione” degli stili di vita legati alla diversificazione delle attività e dei ritmi lavorativi, al mutamento dei ruoli familiari, a nuovi obiettivi materialistici e acquisitivi. La famiglia si trovava a essere destabilizzata e così i suoi membri, ma anche i riferimenti tipici di una comunità tradizionale. Questa rapida transizione tuttavia appariva quasi “importata” dall'irrompere delle novità, più che vissuta ed elaborata dalla popolazione. Una sorta di adeguamento automatico al cambiamento strutturale, in cui comunque coesistevano, fra rotture e contraddizioni, resistenze al cambiamento e spinte in avanti.

Si evidenziavano quindi segnali di disagio e di difficoltà a reggere e governare questo processo. Se da una parte si vedeva nel permanere di un senso di appartenenza territoriale una risorsa sociale (per quanto imprigionata nel perdurante campanilismo), non si riscontrava invece un sufficiente spirito di crescita imprenditoriale, né una vera e propria spinta verso un’emancipazione socioculturale, anche nei giovani, orientati alla ricerca di un lavoro immediato e ben remunerato (al tempo si registrava il livello più basso di scolarizzazione rispetto alla media provinciale). Il mutamento “esogeno” aveva prodotto sicuramente un cambiamento “endogeno”, ma con forti segnali di squilibrio e di mancanza di coesione a livello sia di individui sia della comunità nel suo insieme.

A seguito di questa presa di coscienza da parte di chi (amministratori, responsabili e attori dei servizi...) si preparava dunque a costruire un programma di sviluppo socioeconomico, in valle ebbe inizio una stagione di “fioritura” di progetti, di nuovi soggetti attivi nella comunità che andarono ad affiancare le istituzioni - quali associazioni, cooperative sociali, un volontariato più strutturato - attenti a fronteggiare non solo le condizioni di fragilità evidente (disabilità, malattia, anziani non auto sufficienti) ma anche i segnali di un malessere sociale, non sempre espresso e manifesto, se non magari troppo tardi. Vennero anzitutto posti “sotto osservazione” i giovani e nel 1998 vide la luce il Progetto Giovani Val di Sole, attivato dal Servizio sociale comprensoriale in convenzione con Associazione Provinciale per i Minori - APPM. Attraverso questo importante strumento progettuale e operativo iniziò un percorso di studi e di ricerca-azione sul territorio, finalizzato a cogliere criticità, risorse, potenzialità e delineare progetti riguardanti non soltanto il mondo giovanile ma anche gli adulti e la comunità in generale, coinvolgendo a vari livelli le realtà istituzionali e del terzo settore, ma anche studiosi ed esperti, sia locali sia di fama nazionale. Erano gli anni in cui, come qualcuno mi ha riferito recentemente nel corso di un'intervista, si sentiva una forte “chiamata al sociale” anche in ambito politico, dove negli anni è andata poi in buona parte a disperdersi.

In tempi più recenti la Val di Sole, sia nella sua veste istituzionale di Comunità di Valle, sia come rete consolidata di soggetti pubblici e del terzo settore convogliati oggi nel Tavolo promozione della salute e degli stili di vita, ha continuato a proporre fra le altre cose diverse iniziative di prevenzione e di contrasto a un disagio variamente espresso, ma anche spesso “simulato”, e che ancora persiste (come le varie ricerche hanno riscontrato). Una condizione che sicuramente non riguarda soltanto questo territorio, ma che qui assume una propria specificità, in parte ma non solo legata al suo modello di sviluppo. Ricordiamo inoltre che la valle soffre la propria condizione periferica e i dati demografici indicano chiaramente una tendenza allo spopolamento.

Oggi in ogni caso l'attenzione è e deve essere alta, a seguito della crisi economica e dell'emergenza pandemica attuale, fenomeni che la letteratura ritiene destabilizzanti e fattori di rischio per la salute mentale, in quanto agiscono da detonatori di malessere psichico oltre che fisico, soprattutto su fragilità preesistenti. Di fatto purtroppo sono in aumento anche sul nostro territorio situazioni di disagio che possono sfociare in atti lesivi auto diretti (consumo di sostanze piscotrope, disturbi del comportamento alimentare... fino al compimento dell'estremo gesto del suicidio) ed etero diretti (aggressività fisica e verbale, cyberbullismo...). Il senso di incertezza perdurante, la paura, l'essenza della perdita (dei propri cari, del lavoro, delle relazioni, delle libertà personali), sono condizioni che, tanto più se compresenti, incidono fortemente sull'equilibrio psicologico oltre che sociale.

È importante e doveroso che la comunità intera, le istituzioni e soprattutto il mondo politico affrontino queste problematiche in maniera adeguata e attenta. Anche perché oggi paghiamo lo scotto di una “disattenzione” al sociale (non certo da parte di chi se ne occupa dall'interno, responsabili, tecnici, operatori, alcuni amministratori) e dei tagli finanziari inferti alla salute pubblica come al welfare nel suo complesso, da molti considerato fanalino di coda del cosiddetto “sviluppo” in cui investire, anziché sfondo integratore di tutte le politiche attive. Non è un caso che le indicazioni provinciali riguardanti i Piani sociali territoriali (L.P. 3/2006 e L.P. 13/2007), in occasione della stagione di pianificazione avviata nel 2016, avessero individuato cinque aree di attivazione: “educare”, “abitare”, “lavorare”, “prendersi cura”, “fare comunità”. Praticamente tutte le sfere fondamentali della vita individuale e collettiva.

È dunque ora che la politica in questo ambito si assuma non soltanto la gestione emergenziale delle varie crisi, ma la responsabilità di un sistema di welfare a 360 gradi in cui ognuno possa e debba fare la propria parte, e dunque non certo con logiche meramente assistenzialistiche, bensì di condivisione, di co-progettazione e di innovazione degli interventi volti a tutelare la salute e a promuovere benessere e progresso sociale.

Per quanto riguarda la Val di Sole, nella consapevolezza che il silenzio e l'inerzia di certo non aiutano a far emergere e ad affrontare le sofferenze delle persone, attualmente è stato avviato un confronto interno al Tavolo promozione della salute e degli stili di vita, riguardo a possibili azioni da realizzare (di cui si darà conto in seguito), proprio al fine sia di parlarne, nelle modalità e nelle sedi adeguate, ma soprattutto di mettersi in ascolto e far sapere che la comunità è attenta e intende dare delle risposte. Una comunità accogliente nella quale ogni persona possa trovarvi un senso, ritrovare il proprio senso che sia interno o anche esterno alla comunità, ma che non debba mai sentirsi veramente sola con le proprie angosce.


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