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Uomini e bestie, una lunga storia di amore e odio

Un fenomeno straordinario

sab 08 ago 2020 17:08 • By: Lorena Stablum

Cervi che pascolano in pieno giorno nei prati di Claiano

Catturati dalla fototrappola, Archivio Parco Nazionale dello Stelvio

Un numeroso gruppo di cervi che pascola, placidamente e in pieno giorno, nei prati vicino ai paesi di Claiano e Termenago, nel Comune di Pellizzano. È la piacevole sorpresa che a fine marzo ci ha regalato il periodo di lockdown. Uno spettacolo straordinario reso possibile solo dal «passo indietro forzato» a cui ci ha costretto il virus che tanto impatto ha avuto sulle nostre vite. Un fenomeno naturale che si è potuto ammirare in Val di Sole come in tante altre zone – aree urbane, città, canali e porti – sia in Italia che nel mondo e che ha destato stupore, anche in esperti di fauna selvatica, per la rapidità con cui si è verificato.

L’effetto che il periodo di chiusura ha avuto sulla fauna selvatica è oggi allo studio di un team internazionale di scienziati, tra cui fanno parte anche i ricercatori della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, per meglio comprendere l’impatto delle attività umane moderne sulla fauna e per individuare così strategie per migliorare lo stato di salute dell’ambiente e dell’umanità stessa.

Autoroen Aprile

Lo stesso Fabio Angeli, direttore dell’Ufficio distrettuale forestale di Malé parla di un «caso eclatante» riferendosi agli avvistamenti di marzo della Val di Sole. «Per il cervo, in particolare, il fenomeno è molto significativo per la rapidità con cui gli animali si sono riappropriati di questo spazio – commenta infatti -. Nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio capita di poter incontrare qualche esemplare anche di giorno, ma non è normale vederli a Claiano, in quelle ore. Probabilmente, si sono accorti della tranquillità che regnava in quel periodo e si sono resi conto che potevano pascolare in quella zona in sicurezza». In Val di sole, in questo momento, spiega Angeli, la specie dominante è il cervo che grazie alla presenza del Parco nazionale dello Stelvio, dove è vietata la caccia, ha trovato un habitat particolarmente favorevole. «Fuori dall’area protetta la popolazione è regolata da prelievi annuali – aggiunge Angeli -. Quando una specie non è in competizione con un’altra, è normale che cresca di densità. L’impatto di questa specie è molto forte anche sulla vegetazione e sui coltivi di ogni genere: orti, meleti…».

La forestale sulla fauna selvatica ha una funzione di monitoraggio nel caso dei galliformi, sia nel caso delle specie cacciabili che per quelle che non è possibile cacciare, mentre gli ungulati sono in gestione alle società dei cacciatori. «In questo caso, la nostra è una funzione di controllo – evidenzia ancora Angeli -. In queste settimane siamo partiti anche con i censimenti sulla popolazione di camoscio, che all’interno del Parco svolgiamo in collaborazione con i ricercatori dell’area protetta, mentre fuori parco, viene svolto dai cacciatori e in alcuni casi partecipiamo anche noi della forestale». 



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