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SOS Acqua

Una nuova politica di gestione dell'acqua

gio 30 dic 2021 10:12 • By: Lorena Stablum

Gli ambientalisti e la gestione dell’acqua: “È ora di cambiare. La Provincia porta avanti logiche ormai obsolete

Il fiume Noce (ph. Sandro de Manincor)

Una politica pubblica nella gestione dell’acqua che faccia riferimento all’esito referendario del 2011 “Acqua bene comune” e ai cambiamenti climatici in atto. È l’impegno che porta avanti il Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino. Dopo un periodo di stop, il Comitato risorge nel 2017 quando la Provincia sta lavorando a una nuova proposta sul deflusso minimo vitale (Dmv) e oggi riunisce 18 tra le principali associazioni di protezione ambientale e i comitati che quotidianamente si occupano della salvaguardia dei corsi d’acqua trentini.È in quell’occasione che i volontari del Comitato si accorgono di come le questioni legate alla tutela dei corsi d’acqua siano in realtà più d’una. “Il nostro impegno non è però solo di critica ma vuole essere anche costruttivo e di proposta - commenta il portavoce Tommaso Bonazza -. Sempre di più i fiumi trentini sono diventati il bersaglio delle mire di privati per la realizzazione di impianti idroelettrici e per il settore irriguo.Le battaglie sul fiume Noce nascono all’interno di questo contesto di appropriazione dell’acqua per fini economici”.Recentemente gli attivisti sono riusciti a dare vita a una grande movimentazione popolare con la raccolta di oltre 30.000 firme da parte di persone che, sottoscrivendo la petizione lanciata dal Comitato, hanno detto un forte e chiaro no a nuovi prelievi idrici dal bacino del torrente Noce, compresa la concretizzazione di quel progetto irriguo, ormai conosciuto con il nome di “tubone”, che dalla Val di Peio dovrebbe portare acqua in Val di Non per bagnare le coltivazioni di mele. “Capiamo le esigenze di un piccolo agricoltore - afferma in proposito Bonazza -.Altra cosa è la messa in opera di strutture faraoniche a servizio di un’agricoltura intensiva, che spinge sempre di più a piantare meleti in ogni metro quadrato di territorio. La potenza economica di questo settore non ci impaurisce.Esistono diritti legittimi, ma viceversa ci sono soluzioni che sono più o meno legittime. Non vediamo di buon occhio un modello di sviluppo che richiede uno sbilanciamento tra l’ambiente naturale e l’ambiente antropizzato. Crediamo che sia giunto il momento per la Val di Non di avviarsi a una trasformazione di questa produzione agricola: non è più pensabile credere di poter competere con altri stati nel mondo che hanno estensioni di terreno ben più grandi delle nostre. Si deve avere lungimiranza”.Da dove nasce la contrarietà del comitato al progetto? “L’opera in questione è dannosa su molteplici fronti - evidenzia Bonazza -.Mette a rischio la sostenibilità economica di attività sportive e ricreative ormai consolidate. Sarebbe bene tenere a mente che il Noce è al centro di itinerari di eccellenza per gli sport fluviali e per la pesca. C’è poi l’aspetto ecologico - aggiunge ancora -. Un fiume sano e ricco d’acqua garantisce autonomamente una serie di servizi ecosistemici: ad esempio, consente la fitodepurazione delle acque e la mitigazione dei microclimi, è un regolatore di temperatura e garantisce la biodiversità. Studi hanno dimostrato che una fascia riparia integra depura quanto un depuratore di medie dimensioni”. Ma a destare forti perplessità è anche un altro aspetto: il fatto cioè che il progetto sia promosso da un privato. “Se il progetto verrà realizzato - spiega infatti il portavoce - il vantaggio sarà del privato, non vi saranno ricadute pubbliche sul contesto locale. Crediamo che sia il momento di ricalibrare le politiche di gestione dell’acqua alla luce di studi scientifici ormai consolidati. La Provincia e tanti organi che hanno l’ultima parola sulla gestione dell’acqua purtroppo adottano un paradigma che dire obsoleto è un eufemismo. Si tratta di logiche che ormai sono ampiamente superate: in Trentino si continua a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Chiediamo perciò che si faccia un nuovo ragionamento sui corsi d’acqua e la Val di Sole su questo ha dato un segnale forte con la raccolta delle firme”. Un segnale che il Comitato ha consegnato al presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder e che porteranno anche ai sindaci della valle di Sole per capire cosa ne pensano le amministrazioni comunali. L’attenzione degli attivisti, infatti, rimane alta anche alla luce dell’inserimento nella graduatoria del Database nazionale degli investimenti per l’irrigazione e l’ambiente (Dania) - nell’ambito delle risorse destinate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) - di diversi progetti irrigui che, se finanziati, potrebbero risolvere il problema della carenza d’acqua in Val di Non. “Per ora i finanziamenti non sono assicurati e vedremo quali interventi otterranno i contributi. Abbiamo letto la classifica e abbiamo notato che i progetti nonesi sono più o meno a metà” continua Bonazza che affronta anche il tema della nuova normativa provinciale sulle modalità di rinnovo delle concessioni idroelettriche. “È una partita enorme - conclude -. Anche in questo caso la Provincia ha deciso di darsi la zappa sui piedi anziché capire come l’Italia deciderà di adeguarsi alla normativa europea. I Comuni, che hanno fatto investimenti importanti, contano molto sulle entrate derivanti dai canoni delle centrali comunali. Soldi che peraltro vengono usati a fini pubblici”. 


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